La Fondazione Caritas dell’Arcidiocesi di Pescara-Penne Onlus da anni collabora con gli attori istituzionali presenti sul territorio al fine di promuovere il reinserimento socio-lavorativo di giovani e adulti coinvolti nel circuito penale.
Nel 2021 la Fondazione Caritas di Pescara ha rilasciato 135 dichiarazioni di disponibilità in favore di soggetti entrati nel circuito penale e ha ospitato 140 persone che hanno svolto i lavori di pubblica utilità o attività di volontariato nell’ambito della Giustizia Riparativa, dislocate nelle varie strutture gestite dalla Fondazione stessa.
Nello specifico, sono state ospitate 82 persone per la misura della messa alla prova, 17 codici stradali, 39 per quanto riguarda le misure alternative alla detenzione e 2 persone in articolo 21.
Dai dati emerge una netta prevalenza maschile (123 uomini) rispetto a quella femminile (17 donne) e un elevato numero di messe alla prova rispetto alle altre misure.

«I valori a cui mi ispiro come operatore della Caritas, nel lavoro con gli autori di reato, sono quelli del rispetto della dignità umana – racconta Gabriele Panico, responsabile dell’Area Giustizia e Carcere della Fondazione Caritas di Pescara-Penne – nella consapevolezza che spesso il reo è stato a sua volta vittima di abusi e maltrattamenti in passato o ha subito sofferenze; la solidarietà è intesa come generatrice di relazioni e reciprocità tra le persone. Uno degli obiettivi principali – continua Panico – è quello di educare al rispetto degli altri e una modalità per insegnare il rispetto al reo è innanzitutto mostrare ad egli stesso il massimo rispetto. La persona che si presenta nel mio ufficio non è solo l’autore di un reato, ma è tante altre cose.
Gli autori di reato che seguiamo presentano diverse problematiche e, qualora vi siano i presupposti, li coinvolgiamo in un percorso di orientamento socio-educativo-lavorativo finalizzato al reinserimento nella società, attivando tirocini formativi in collaborazione con le APS e la comunità imprenditoriale.
Una storia importante è quella di Giovanni, ad esempio – racconta in conclusione – ex collaboratore di giustizia e condannato all’ergastolo per concorso in omicidio, una situazione molto grave dunque; dopo 20 anni di carcere, in seguito ad un positivo percorso di cambiamento e di ravvedimento rispetto ai reati commessi, gli è stata concessa la misura alternativa della detenzione domiciliare. Ebbene, Giovanni, inserito nel progetto “Paolo e Sila”, finalizzato al reinserimento dei detenuti nella società, gestito dalla Fondazione Caritas di Pescara-Penne in collaborazione con l’Uepe, l’Ussm e la Casa Circondariale di Pescara, ha potuto svolgere un tirocinio di 8 mesi in un’azienda di trasporti che ha prolungato il loro rapporto professionale per altri 6 mesi a proprie spese a seguito di una condotta ed un rendimento estremante positivi. La soddisfazione è stata molta: vedere l’impegno di Giovanni che gli ha permesso di riprendere in mano la sua vita nonostante tutto, è ciò che ci spinge ogni giorno nella creazione e ricerca di opportunità per tutti».