Una forte testimonianza di prossimità quella raccontata dall’associazione Un Paese per Giovani di Termoli, Molise.
SAFE vuole essere una rete di racconti veri, genuini, con l’obiettivo di ridurre l’emarginazione sociale e promuovere una rete solidale di aiuti per chi è escluso dalla società. E, inoltre, il progetto vuole sensibilizzare alle necessità relazionali delle persone, fragili e non. Ognuno ha un vissuto da raccontare e spesso le storie più interessanti provengono da chi nella vita ha dovuto o voluto ricominciare da zero.
HADI JAMAL NASSER
Hadi Jamal Nasser è un immigrato che vive a Termoli da circa 30 anni. Ha 61 anni e ha fatto diversi lavori nel corso della sua vita, soprattutto saltuari, che comunque gli garantivano un certo reddito: lavapiatti, addetto alle pulizie, facchino, operaio generico, manovale, guardiano, giardiniere, etc.
Con l’avvento del COVID-19 non gli sono più state offerte proposte di lavoro e sta vivendo di espedienti ed in un crescente stato di disagio sociale ed emarginazione. Grandi sono le sue difficoltà di inclusione socio-lavorativa derivanti proprio dalla crisi socioeconomica post emergenza da Covid-19.
È molto conosciuto in particolare negli ambienti del porto perché attualmente aiuta a scaricare il pesce dai motopescherecci; una parte gli viene donata e lui provvede a rivenderlo (in particolare le vongole) ad una rete di persone che lo sostengono.
È stato intercettato dallo sportello della nostra associazione grazie a questa rete che, nell’ambito del progetto SAFE, sta prendendo corpo ed una fisionomia più stabile. Come si vede dalle immagini e dal video, attualmente è “costretto” a vivere in una “dimora” ricavata sotto la rampa di una scala che porta al porto.

Nel colloquio di presa in carico presso la nostra associazione alla domanda “Perché non hai chiesto il reddito di cittadinanza”, ha risposto “Perché voglio lavorare e non voglio prendere soldi gratis”. Gli è stata offerta la possibilità di trovare una soluzione abitativa e si stanno valutando varie ipotesi (Misericordia, ODV Valtrigno, Caritas, parrocchie, etc.).
Anche qui le sue risposte sono state disarmanti in quanto le dimore di accoglienza gestite dalla Misericordia e dalla Valtrigno hanno degli orari incompatibili con il suo “lavoro”. Infatti, in tali strutture occorre rientrare entro le 19:30 ed uscire alle 7:30 della mattina successiva. Rientrare a “casa” alle 19:30 non gli permetterebbe più di andare a lavorare al porto per scaricare il pesce e guadagnarsi da vivere.


